Volumi in buono stato. Fronte cofanetto come da foto
Giardini, Pisa, 1979Nuovo
È stato il precursore se non il più illustre rappresentante della poesia ligure del Novecento che va da Camillo Sbarbaro a Eugenio Montale, ma nella sua formazione s'incrociano anche residui carducciani e inquietudini decadenti che rinviano a Pascoli, a D'Annunzio e ai simbolisti francesi. Nelle sue composizioni migliori s'avverte un teso lirismo che si placa a tratti in eleganti movenze elegiache o in dense evocazioni del paesaggio ligure.
La sua poesia la si può ritenere espressione di un disagio esistenziale dovuta forse alla sua vita sregolata e ribelle, raccontata e un po' mitizzata dal suo amico anarchico, scrittore e pittore Lorenzo Viani in Ceccardo 1922, lo si nota nelle sue opere più riuscite, dove esprime nel Il Viandante1911 il desiderio di fuggire di terra in terra per incontrare e celebrare sia la bellezza sia la povertà, ma certo anche una vita più carica di tensioni, ansie che si attenuano a tratti nelle sua elegante prosa intrisa di sentimenti e nostalgici ricordi sul paesaggio ligure Apua Mater 1905.
Quel suo modo di vivere sopra le righe, lo porta in un momento di lucida follia a definirsi sulle pagine della Gazzetta livornese (1898) «un fratello lontano di Tristan Corbière e di Rimbaud e un piccolo cugino di Verlaine».
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