Giuseppe Passarino

Le miniere di lignite della piana di Luni

Duecento anni di vicende umane e minerarie in Val di Magra

Santo Stefano, Sarzana, Fosdinovo, Castelnuovo, Ortonovo e Carrara


Luna Editore, 2005
Formato: 16x23
Pagine: 184 - Lingua: Italiano

Nuovo

In questo volume l'autore, peraltro già noto per alcune pubblicazioni su diversi siti minerari della Liguria, concentra i suoi studi nello sforzo di ricostruire "duecento anni di vicende umane e minerarie", vagliando minuziosamente un'ampia e inedita documentazione non solo storica e numerose testimonianze raccolte intorno al bacino carbonifero della Magra. Dalla seconda metà del Settecento, geologi, studiosi, politici, imprenditori, si interessarono a quei luoghi già dai primi affioramenti del carbone di "sasso"; ma soprattutto periti, ingegneri minerari e "pratici" di miniere e dell'attività siderurgica, vennero incaricati di effettuare sopralluoghi, redigere relazioni e "sperimentare", su incarico dei notabili degli antichi Stati finitimi al bacino minerario. La zona interessata era infatti soggetta, fino all'unità d'Italia, alla giurisdizione della Repubblica di Genova, del Ducato di Modena e del Granducato di Toscana. Alla scoperta della lignite si avviò ben presto un sistematico sfruttamento, coinvolgendo la manodopera locale e la nascente industria siderurgica, nonostante la zona fosse sottoposta a differenti regolamentazioni minerarie e dunque anche a difficoltà di interpretazioni legali. Il carbone fossile soppiantò via via il carbone di legna, sempre più raro per il diffuso disboscamento dovuto alle pressanti richieste dei cantieri navali della Repubblica Ligure e parve giungere al momento opportuno come nuova fonte di energia indispensabile alla crescente domanda della "macchina bellica" napoleonica. In seguito, in particolare dopo la Seconda Guerra, al carbone subentrò il petrolio, provocando un generale cambiamento nei settori produttivi industriali. Centinaia di lettere di licenziamento vennero indirizzate ai minatori della lunigiana, del bacino carbonifero di Carrara, di Caniparola, Fosdinovo, Ortonovo, Castelnuovo Magra, ma la solidarietà della popolazione locale, dette forza per reagire: si organizzarono scioperi per difendere il posto di lavoro, nacque la Cooperativa di Produzione e Lavoro "Minatori di Luni - Sarzanello" per continuare la produzione. Infine, dal 24 Gennaio all'11 Febbraio 1953, alcuni minatori si rinchiusero, scendendo al buio per lunghe "notti", nei sotterranei delle gallerie, lontani dall'eco dei compromessi, per dare vita a quella irripetibile vicenda, passata alla cronaca, dei "Sepolti vivi di Luni" e ora alla storia, grazie all'autore che ha registrato e fatto luce su queste "vicende umane" di fatiche e di battaglie.

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