Ai pericoli del viaggio, non ci credo affatto. E la loro attrazione chimerica non è quella che mi conduce qui. Ma per tentare di vedere, ancora sotto l’invasione degli uomini e delle cose di questo secolo senza fede, la santa Gerusalemme, ho voluto venirci lungo le vecchie strade abbandonate e prepararmi lo spirito durante lunghi raccoglimenti nella solitudine. Me n’erano state offerte parecchie di quelle strade di sabbia. La prima, la più facile e la più corta, è quella denominata del Piccolo Deserto, attraverso El Arich e i confini del golfo egiziano: già banalizzata, questa, e seguita ogni anno da molti inglesi e americani oziosi, confortevole e sotto la protezione delle speciali agenzie. Un’altra, quindi, meno frequentata, attraverso il Sinai e Nackel. Infine, la più lunga di tutte, attraverso il Sinai, Akabah e il deserto di Petra.
Ho scelto questa, perché le guide mi consigliavano di non prenderla. Meno facile da sempre quest’ultima, in Egitto è considerata impraticabile in questo momento, dopo la ribellione delle tribù dell’Idumea. E sono dieci anni che nessun europeo ha tentato di percorrerla.
Pierre Loti
In Le désert, Loti descrive la prima parte del viaggio, iniziato il 22 febbraio dall’Oasi di Mosè e concluso il 25 marzo, domenica di Pasqua, a Gaza. In 38 capitoli si snoda la narrazione lenta, meticolosa, spesso esaltante di un itinerario in cui i principali protagonisti sono le varie facce del deserto, gli aspetti ora maestosi ora orridi delle montagne, le apparizioni vere e illusorie delle oasi, i riti delle partenze e delle soste della carovana, le fugaci presenze degli animali; soprattutto, gli inflessibili ritmi del tempo segnati dalla notte, dal giorno, dal sole, dalla luna, dal caldo soffocante, dal gelo notturno.
La presenza dell’uomo è molto provvisoria in quelle immensità del nulla, in cui lo spazio è sovrano. Sono poche, piccole le sue vicende in quello scenario smagliante di colori, di sensazioni, di emozioni che Loti sa cogliere e riferire al suo lettore. In maniera avvincente, il deserto diventa lo straordinario protagonista di avventure e realtà che Pierre Loti svela con impareggiabili colori. Il deserto non è deludente, qui, a questa soglia, ove non fa che iniziare ad apparire. La sua immensità primeggia su tutto, ingrandisce tutto e, davanti a lui, si dimenticano le meschinità delle persone.