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L’introduzione del testo unico di Stato fu deliberata da una legge del 7 gennaio 1929 ed entrò in vigore con l’anno scolastico 1930-31; essa segnò la scomparsa di una pluralità di “manualetti” che, nei decenni precedenti, si era diffusa, in modo articolato e differenziato, nelle scuole delle diverse aree del paese nel tentativo di impartire alfabetizzazione ed istruzione di base tenendo conto delle molteplici peculiarità locali sia linguistiche che culturali.
Non era sufficiente al regime, che si stava in quegli anni consolidando, esser già intervenuto nel 1926 con una apposita commissione per fascistizzare l’editoria omologandola ed asservendola. Con la legge sul testo unico la preparazione dei testi per le scuole venne affidata ad una commissione di intellettuali “di fiducia” nominata dal Ministro della Pubblica Istruzione (poi Ministro della Educazione Nazionale); i testi sarebbero stati poi sottoposti ad una revisione triennale.
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