traduzione e prefazione di Arturo Salucci
Tarka, 2018Nuovo
Insoddisfatto delle tradizioni religiose e culturali dell’Occidente, Pierre Loti (1850-1923), ufficiale di marina, poeta e scrittore, un “agnostico che non si rassegna a rinunciare a Dio”, parte nel 1894 per un lungo viaggio di Medio Oriente. Questo, intitolato a Gerusalemme, racconta del percorso in Terrasanta, a partire da Gaza – in un’epoca che gli sembrava “di transizione”, con l’intento di cogliere gli aspetti contemporanei della sua desolazione e delle sue rovine, ma che comunque vede con occhi intrisi di letture e di miti.
La complessità di luoghi sacri a tre religioni si incontra e si scontra con la cultura che un francese dell’Ottocento porta con sé, insieme allo spirito del non credente: l’abilità dello scrittore nelle descrizioni di luoghi e di scene esotiche, sempre infuse di sentimenti personali e di riflessioni filosofiche, con un gusto raffinato per la scelta dei vocaboli, cattura ancora il lettore a distanza di oltre un secolo.
“Di Pierre Loti, ufficiale della Marina francese tra Ottocento e Novecento, giramondo e scrittore ammirato da Nietzsche e Anatole France, si sanno diverse cose. Che scriveva un libro per ogni posto in cui passava, che amava soprattutto la Turchia, che era un uomo che affrontava il destino andandolo a stanare a ogni latitudine. Ma una cosa soprattutto si dice di lui: che un giorno la sua vita venne trascinata al largo più delle navi su cui si imbarcava. Accadde a Istanbul, che ancora si chiamava Costantinopoli. Loti si innamorò di un’odalisca a cui avrebbe poi dedicato il suo romanzo forse più famoso, Aziyadé (che gli valse nel 1892 l’ascesa fra gli Immortali dell’“Académie française”)…”
Dario Olivero, La Repubblica 2010
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