Enrico Giannichedda (a cura di)

Filattiera-Sorano: l’insediamento di età romana e tardoantica. Scavi 1986-1995

(Archeologia nell’antica Diocesi di Luni. 1)

Contributi di E. Bellatalla, M. Biagini, A. Cagnana, F. Chiocci, L. Gambaro, E. Giannichedda, R. Giovinazzo, L. Grasso, S. Negri, M. Rottoli.


All'Insegna del Giglio, 1998
Formato: 21x29
Pagine: 268 - Lingua: Italiano

Nuovo

Le ricerche condotte dall’Istituto di storia della cultura materiale di Genova (ISCUM) nel territorio di Filattiera fin dagli inizi sono state organizzate in un progetto organico di indagine multidisciplinare e multiperiodale. Nel corso degli anni sono stati quindi condotti scavi nelle cinque località ritenute più importanti per chiarire le dinamiche insediative locali.

Ciò ha avuto come primo risultato di riconoscere la frequenza negli abbandoni di una località a favore di un’altra poco lontana, con il conseguente succedersi di diversi siti ognuno dei quali attivo solo per un breve periodo fra l’età romana e il Trecento, momento in cui si stabilizza l’assetto attuale del territorio. Il volume, che inaugura una nuova collana dedicata all’archeologia dell’antica diocesi di Luni, presenta per la prima volta in maniera completa quanto individuato in dieci campagne di scavo nella zona di Filattiera Sorano dove a poca distanza dalla pieve di Santo Stefano, attualmente in corso d’indagine, si è riconosciuta la più antica sequenza insediativa nota nell’area.

Fra le undici fasi individuate, comprensive di vari periodi di abbandono e ruralizzazione, le più importanti sono quella relativa ad una fattoria sorta nel I secolo d.C. e poi modificata nei secoli successivi per accrescerne la funzione stradale, e quella contraddistinta dai resti di un villaggio di capanne attivo fra V e VI secolo e distrutto da un incendio che ha, fra l’altro, preservato un’eccezionale documentazione paleobotanica.

Se lo scavo ha per la prima volta consentito di riconoscere i caratteri costruttivi e di organizzazione degli spazi in un insediamento rustico lunigianese, lo studio delle differenti classi di reperti ha portato ad acquisire significativi elementi per lo studio di produzioni, scambi e consumi e per l’organizzazione dell’intero territorio appenninico fra Toscana, Liguria ed Emilia.

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