Marina di Carrara da piccolo borgo a capitale della marineria
Bandecchi&Vivaldi, 2008Nuovo
"Romano Bavastro scrive che con vento favorevole queste imbarcazioni potevano viaggiare a pieno carico ad una velocità di 8 nodi.
L’equipaggio era composto da quattro, massimo cinque uomini compreso il mozzo. Il comandante risiedeva a poppa, in locali che avevano anche la funzione di sala nautica, di ufficio e di cambusa. I marinai nel quartiere di prora, dove trovavano sollievo in cuccette ricavate sopra il pozzo delle catene, in cui erano conservate anche le vele di rispetto. Il loro materasso era uno “strapuntino” riempito con foglie di granoturco. Misero il loro corredo, contenuto in un fazzoletto di ottanta centimetri di lato detto “fagotto”: ”un maglione di lana (e calzettoni se anziani), due o tre cambi di camicie, pantaloni, panciotto e fazzoletti”.
A bordo il cibo era costituito da gallette, riso, stoccafisso, baccalà, ceci e salsicce cucinati su una cucina ricavata da una latta da 10l solitamente usata per contenere olio, con sopra applicato un fornello di ghisa da casa e alimentata a carbone. Possiamo supporre che prima della specializzazione nel trasporto del marmo delle Alpi Apuane i navicelli abbiano percorso le normali rotte del piccolo cabotaggio nel Tirreno, ma con sicurezza possiamo dire che il trasporto dei marmi ha limitato le rotte dei navicelli lungo un asse che va da Roma alla Francia.
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