e il suo atavico bisogno di primordiali arcani
Società Editrice Apuana srl, 2023Nuovo
La conoscenza e la narrazione degli eventi considerati in queste pagine sono il frutto di fonti scritte e di fonti orali: queste ultime spesso prevalenti e, almeno nella mia memoria, più vive e perfino affascinanti.
Narratori, quelli ascoltati, che erano per lo più attempati e quindi scrigno di saperi acquisiti in lunghe letture e anche in lunghi ascolti. Lunghi ascolti dei quali avevano fatto tesoro, traendo esempio dai grandi storici greci, padri di tutti quelli poi.
Uno dei più noti, Polibio (203-121 a.C.) nelle sue monumentali Storie, a beneficio dei suoi lettori garantiva l’attendibilità di quanto riferiva chiarendo che ciò che riferisce Polibio lo riferisce avendolo ascoltato con le sue orecchie, e lo scrive per salvarlo dall’oblio del tempo.
L’oblio: acerrimo nemico per chi ama la storia!
Le fonti, anche e soprattutto orali, che ho avuto il privilegio di ascoltare, le ho udite in circostanze davvero particolari e stimolanti, che meritano di essere specificate a garanzia di maggior veridicità e concretezza.
Dialoghi lunghi e diretti - Conferenze magistrali - Escursioni guidate in vari luoghi testimonianti eventi e caratteristiche naturali di particolare rilievo - scrigni di storie e di storia - Letture condotte come proemio a successivo dibattere - Presentazioni di testi poi rimasti a lunga memoria e fruizione di lettori accorti - Celebrazioni, con garbo e misurato riguardo, di artisti o altri ingegni nostrani, del passato o ancora attivi - Di particolarissimo valore era il frequente coinvolgimento di scuole o vari soggetti pubblici e privati.
Purtroppo quasi tutti i protagonisti e ingegni di quei primi decenni postbellici, custodi e insieme attori di un passato che va dagli ultimi decenni dell’Ottocento a tutto il Novecento, sembrano ormai separati, riguardo a noi, da un tempo assai più lungo rispetto a quello trascorso: il tempo e la storia hanno accelerato il loro passo e tutto ciò che dovrebbe essere passato prossimo è già passato remoto, e ciò di cui si ha una percezione si riferisce più su quanto letto che su quanto ascoltato per bocca dei nostri “maggiori”».
Vale la pena di fissare lo sguardo più attentamente nel presente: il futuro giungerà all’improvviso, da solo e presto. È quindi sciocco chi pensa al futuro o al passato prima che al presente.
Troppo spesso il passato è sentito e riferito con disincanto e spirito di un eterno presente!
O Italiani, vi esorto alla storia! esclamava invece Ugo Foscolo, ma quella evocata prima con l’anima che con la mente fredda.
Un altro chiarimento dovuto. Dopo le congetture sopra esposte ritengo opportuno fornire alcune spiegazioni riguardanti la struttura del testo.
Anziché una narrazione consueta (definita diacronica) ossia l’esposizione degli eventi considerati nella sequenza del loro accadere ed evolversi nel tempo, ho preferito esporli secondo il succedersi delle loro narrazioni ascoltate: proprio come se i valenti narratori mi ri-guidassero per gli itinerari e negli ascolti di allora.
Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa significa vederla - ora soltanto - per la prima volta affermava Cesare Pavese nel suo indimenticabile Il mestiere di vivere.
B. Gemignani
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