Seconda edizione a 100 anni dalla prima
Decimo volume della collana "Lo Scaffale di Aronte" curata da Enzo Maestripieri
Società Editrice Apuana, (1922) 2022Nuovo
Dalla PRESENTAZIONE
di Enzo Maestripieri
Esauritasi già da molti anni la Guida delle Alpi Apuane di Lorenzo Bozano, Emilio Questa e Gaetano Rovereto del 1905, nel 1921 la Sezione Ligure - cioè genovese - del Club Alpino Italiano ne mandò alle stampe una seconda edizione. Nel frattempo erano mancati Bozano e Questa, dei quali l’autore superstite scrive un commosso necrologio nella Prefazione alla nuova pubblicazione; ma lo scienziato Rovereto (era geologo) non poteva farsi carico dell’aggiornamento della parte itineraria: lo fecero, pur senza figurare a pieno titolo tra gli autori, Bartolomeo Figàri e anche Antonio Frisoni, personaggi di spicco della Sezione e capifila dell’alpinismo apuano.
La seconda edizione della guida è meno voluminosa (320 pagine anziché 372) ma più ricca di testo escursionistico e alpinistico rispetto alla precedente: sia perché è priva di illustrazioni (che erano 68 nella prima edizione) sia perché non ripropone sezioni d’interesse periferico quali, ad es., i pur notevoli Itinerari geologici e, nella parte storica, le Genealogie dei Malaspina e dei Cybo-Malaspina; per il resto, anziché 4 tavole IGM al 25.000 ne offre 5, e aggiornate; la materia viene riorganizzata nel modo che si vedrà qui sotto; e quanto alle ascensioni la nuova guida si giova naturalmente del progresso verificatosi nell’alpinismo apuano nei 16 anni che intercorrono tra le due edizioni: nella sezione Alpinismo della Bibliografia (anch’essa aggiornata, come lo è il bel paragrafo dedicato alla storia alpinistica e tutto il resto del libro) si passa infatti da 65 a 110 lemmi. E’ in particolare quest’ultimo motivo che rende preziosa anche questa seconda edizione, e indispensabile la sua conoscenza all’apuanista consapevole e curioso; ma è utile anche la riorganizzazione della materia: fermi restando il numero (33) e il tracciato degli Itinerari descritti, ne vengono però tolte le ascensioni per riunirle tutte in una sezione a sé stante. Il vantaggio che ne deriva è di poter leggere nella stessa pagina tutte le vie di salita a una montagna (ad es. a Pizzo d’Uccello, Sagro e Pisanino), che nella prima edizione si trovavano sparse nei vari Itinerari; ovviamente, poi, nel 1921 si aggiungono monti ancora non saliti o comunque ignorati nel 1905: Forbice, Punta Questa, Torrione Figari, Pizzone, Zucchi di Cardeto e Penna di Campocatino. Ed eccoci ritornati al punto principale: le novità intervenute nell’alpinismo apuano dopo il 1905, di cui la guida del 1921 dà conto puntualmente nel testo e indirettamente con i lemmi aggiunti alla Bibliografia. Il contributo dei fiorentini resta ancora importante: si segnalano le figure di Ugo di Vallepiana, Geri de’ Pazzi e Sebastiano Sberna, e le prime salite della parete sudest della Pania Secca (1914), della sua cresta nord o dei Denti (1916) e, ancora nel 1914, le prime salite al Pizzone per cresta sud, alla Punta Graziosa e alla cresta Botto; ma la parte preponderante spetta ancora ai liguri (tra i quali spiccano Questa fino alla sua morte in montagna nel 1906, Figari e Frisoni), che riescono nella prima traversata della cresta di Sella (1906), nella prima ascensione assoluta della Punta Questa (1906) e del Torrione Figari (1909), nella prima salita della cresta sud del Contrario (1909), e che infine portano a compimento l’esplorazione della cresta Garnerone (1912 e 1913) e della cresta nord-nordovest del Pizzo delle Saette (1913 e 1920).
Nel settembre 1912 si apre una parentesi con personaggi di rilievo nazionale e internazionale: una campagna alpinistica a Cavallo, Grondilice e Pizzo d’Uccello condotta dall’inglese L. S. Amery, che a distanza di 30-40 anni ripete i fasti dei suoi compatrioti Freshfield e Tuckett e anche il loro modo - ormai un po’ anacronistico - di andare in montagna, dal momento che porta con sé (oltre a un fratello) alcune illustri guide: assieme a Giovanni Conti di Resceto ci sono infatti Zaccaria Pompanin di Cortina e Bortolo Zagonel di Fiera di Primiero.
Ma intanto, erano ancora i liguri a riuscire nelle prime ascensioni invernali di montagne non elementari come il Contrario (Cordano e Picasso nel 1908), il Sella (G. B. Bozzino e Mancini nel 1910), il Roccandagia (di nuovo G. B. Bozzino nel 1910), e infine la cresta Garnerone (Figari e Frisoni con un J. Coulton nel 1913): segno sicuro, questo, che l’alpinismo apuano si era ormai evoluto verso la modernità. La guida del 1921, nella sua veste editoriale scarna e dimessa - ormai abbandonata la copertina art nouveau, la carta patinata e altri sfarzi tipografici della prima edizione -, riepiloga il tempo dei pionieri e passa il testimone a un altro giovane ligure, Attilio Sabbadini: che, nato nel 1899, già nel 1924 esplora per primo due canali sudovest del Cavallo, e che nel 1958 sarà l’autore insieme al pisano Angelo Nerli, per la prestigiosa collana nazionale Guida dei Monti d’Italia del Club Alpino e del Touring Club, del volume dedicato alle Alpi Apuane, erede delle guide liguri del 1905 e del 1921.
Enzo Maestripieri
Febbraio 2022
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