Cinque Terre, Lunigiana, Garfagnana, Alpi Apuane
Ristampa
Settimo volume della collana "Lo Scaffale di Aronte" curata da Enzo Maestripieri
Società Editrice Apuana, (1924) 2021Nuovo
Dalla PRESENTAZIONE
di Enzo Maestripieri
Nel necrologio anonimo pubblicato a marzo 1938 sulla rivista nazionale del CAI, di Giovanni Dellepiane (o DellePiane o Delle Piane), che era venuto a mancare ottantatreenne, si legge che fu “una delle più caratteristiche, più note e più simpatiche figure dell’alpinismo ligure”; che era stato nel 1880 uno dei fondatori della Sezione Ligure, cioè di Genova, del CAI; che “studiava la montagna con diligenza, con minuzia, con animo aperto al bello, con una inesausta passione di vedere tutto, di comprendere tutto… È per questo che la sua Guida Alpi e Appennini Liguri rimane un insuperato esempio di completa conoscenza della montagna”; che “… fu alpinista nel senso più completo e più alto della parola. Compì ascensioni in gran parte della cerchia alpina e se non compì grandi imprese, pure lascia il suo nome a numerose prime ascensioni soprattutto nelle Alpi Marittime” - e basterà citare il primo percorso, nel 1882, di quella che poi divenne la via normale alla cima Sud dell’Argentera, la più alta delle Marittime -. Del resto, già nel 1892 veniva definito “la più autentica guida, in carne ed ossa, della Sezione”; ebbe l’onore di vedersi dedicata in vita una cima delle Alpi Liguri (Cima Dellepiane) nel gruppo del M. Antoroto, monte, quest’ultimo, di cui gli viene accreditata la prima ascensione turistica; e insomma il soprannome di “padre eterno dell’alpinismo ligure” non gli fu dato a caso.
Il titolo della sua opera capitale - Guida per escursioni nelle Alpi e Appennini Liguri - richiede che se ne giustifichi la presenza in una collana dedicata non ai monti liguri ma alle Alpi Apuane, e che si spieghi l’operazione editoriale effettuata. Ora, bisogna constatare che, nonostante il titolo, la “passione di vedere tutto” di Dellepiane arriva fino al Piemonte, alla Lombardia (Voghera), all’Emilia, e perfino a Nizza in Francia; che quanto alla Toscana, essa arriva (passando per Carrara e Massa) a Viareggio, a Lucca, a Bagni di Lucca, Barga, Castelnuovo di Garfagnana e al Passo delle Radici: e che quindi tutte le Alpi Apuane sono comodamente ricomprese nel vasto perimetro di questa straripante guida. È bensì vero che dei 47 ‘Itinerari’ che la compongono solo 3 (i nn. 36, 46 e 47) concernono i nostri monti; ma, come si vedrà tra poco, ciò che viene scritto a loro riguardo, benché estremamente conciso, è tutt’altro che irrilevante.
Tirate le somme, l’Editore ha dunque ritenuto che, non potendosi riproporre al lettore l’intera opera, di mole forse eccessiva perfino per un ligure, non si potesse però neanche tralasciare di offrirgli la ‘porzione’ apuana di questa fondamentale guida.
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L’edizione utilizzata è la quinta e ultima del 1924, la più ricca; le precedenti erano uscite nel 1892 (Guida per escursioni nell’Apennino Ligure e sue adiacenze), 1896 (Guida per escursioni negli Appennini e nelle Alpi Liguri), 1906 e 1914; ognuna di esse modificava in qualche modo e incrementava la precedente.
È interessante notare che tra la seconda e la terza edizione era stata pubblicata nel 1905 la Guida delle Alpi Apuane di L. Bozano, E. Questa e G. Rovereto, anch’essa per cura della Sezione Ligure del CAI. La prima considerazione che si può fare al riguardo è che la guida del 1905 è debitrice a quella di Dellepiane della struttura, cioè dell’organizzazione della materia in ‘itinerari’, ferroviari o stradali o pedonali, che attraversano da un estremo all’altro il territorio preso in esame, e che offrono il destro di riferire ogni particolarità geografica, storica o di qualsiasi altro genere di ognuno dei centri abitati toccati, e anche di registrare le escursioni possibili facendovi base. Ipotizzare che il debito dell’una all’altra vada oltre quello strutturale è senza dubbio eccessivo, per quanto nella guida di Dellepiane compaiano per la prima volta percorsi apuani di notevole rilievo: ad es. la salita al Pisanino per la cresta Sud da Foce di Cardeto (passando per l’attuale Foce Altare) e la discesa (!) per il ripidissimo crestone Sudovest (cioè per l’attuale cresta dei Lucchesi): percorsi che forse Dellepiane non conosceva di persona, avendoli più probabilmente appresi dai più qualificati apuanisti della sua Sezione, magari da qualcuno degli stessi futuri autori del 1905; ma comunque sia essi compaiono già nella 2° edizione del 1896. Si noti che itinerari di questo livello si erano letti in precedenza solo nella guida di Bertini e Triglia del 1876, e non si rileggeranno prima di quella del 1905.
Fu d’altronde lo stesso Dellepiane ad affermare con modestia, in premessa alla sua opera del 1924, che “il contenuto di questo libro non è nel vero senso della parola una guida alpinistica, ma piuttosto una raccolta di dati… lasciando però l’assunto di svolgerle [le gite], di scegliere e cercare la via da seguire alla capacità e all’acume pratico dell’alpinista”. Più un repertorio di gite che una loro vera illustrazione, dunque; ma un inventario imponente (benché, per la stringatezza dell’esposizione, contenuto tra molto altro in appena 73 pagine del libro) e il solido fondamento della prima guida apuana moderna, quella del 1905.
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