Bartolomeo Figari

Montagna

Scritti Apuani

Ristampa

Quarto volume della collana "Lo Scaffale di Aronte" curata da Enzo Maestripieri


Società Editrice Apuana, (1956) 2021
Formato: 12x18,2
Pagine: 144 - Lingua: Italiano

Nuovo

Dalla PRESENTAZIONE

di Enzo Maestripieri

Montagna era diviso in due parti, Montagna e Discorsi: la seconda constava di 16 discorsi pronunciati da Figari in qualità prima di Presidente della Sezione ligure del CAI e poi di Presidente nazionale: ebbene, per i motivi esposti al precedente capoverso e per il fatto che non sono di argomento apuano, essi sono stati esclusi dalla presente raccolta eccetto quello dedicato all’inaugurazione del rifugio Pietrapana (oggi Del Freo) in Apuane (1950).
Degli 11 articoli della prima parte (Montagna) ne sono qui raccolti gli 8 d’interesse apuano: 5 récits d’ascension già usciti negli anni tra il 1907 e il 1927 (i più interessanti), due dei quali scritti insieme ad Antonio Frisoni; una conferenza d’invito alle Apuane (dal 1916 al 1921); la commemorazione (1919) di Lorenzo Bozano, figura di grande rilievo nella storia dell’esplorazione apuana e coautore delle guide liguri del 1905 e del 1921; e Un ricordo delle Apuane scritto nel 1951.
I récits danno notizia di gite apuane quali ad es. le salite al Contrario per cresta sud, al Pizzo delle Saette per cresta nord e della Cresta Garnerone. Tali relazioni sono assai interessanti perché  descrivono itinerari classici e ripetuti fino ad oggi e forniscono indicazioni tuttora utili; hanno poi interesse storico perché si tratta di prime ascensioni e, last but not least, dato il genere letterario di natura pratica concedono poco spazio all’accumulo di vocaboli vacui e magniloquenti. E qualche bel quadretto restituisce magnificamente l’immagine di quegli infaticabili e imperturbabili pionieri d’altri tempi: “lasciammo Massa alla mezzanotte… su uno dei soliti biroccini, che in un’oretta ci trasporta a Forno, dove scendiamo sotto una pioggia dirotta che ci costringe subito a cercare un riparo dall’acqua. Ma siccome la fermata si prolunga, nell’alto silenzio della notte che avvolge l’industre paesello immerso nel sonno, non tardiamo ad addormentarci anche noi”; “nelle prime ore del mattino… uscivamo stanchi ed assonnati dalle dense tenebre del vallone di Forno…”; “ci eravamo dati l’appuntamento alle 6 del mattino a Foce di Mosceta…”, dove già da un po’ si trovava uno di loro che “batteva i denti allungato per terra su di un giornale, e cercava di rimediare allo strapazzo di quattro ore di ferrovia, tre di infangato stradone ed altre tre di ripida mulattiera”. Era domenica 3 novembre 1912; e dunque lo stoico alpinista (nella fattispecie Frisoni) era partito da Genova, presumibilmente dopo un sabato di lavoro, non più tardi delle 20! e la sera successiva, dopo l’avvicinamento di dieci ore e una giornata spesa al Pizzo delle Saette, giù fino alla stazione di Pietrasanta, e di lì in treno a Genova nella notte, e il lunedì mattina di nuovo al lavoro!
Ma c’è una relazione del 1907 che merita un’attenzione particolare, perché è lo scritto più bello di Figari e uno dei più belli della bibliografia apuana: Punta m. 1525 della cresta dei Pradacetti (L’ultima ascensione di Emilio Questa nelle Apuane). È il resoconto della prima ascensione, nel giugno 1906, a quella che poi (su proposta di Figari) si chiamerà Punta Questa in onore di uno dei due salitori, che doveva morire tre mesi dopo sulle Alpi francesi davanti agli occhi del medesimo compagno; resoconto che è seguito da uno struggente addio, finalmente reso sobrio e misurato dal dolore, all’amico fraterno; e che è preceduto in epigrafe da due versi, questi sì stupendi, tratti dal delirio di Ermengarda nell’Adelchi manzoniano:
Sempre al pensier tornavano
gli irrevocati dì…



...

Gli Autori

Bartolomeo Figàri (1881-1965), ligure di Camogli, fu personaggio di rilievo nell’ambito del Club Alpino Italiano, di cui fu Presidente nazionale dal 1947 al 1956: negli anni cioè della rinascita morale dopo l’appiattimento sul regime fascista (sotto la guida dell’arcigerarca Angelo Manaresi) e la catastrofe bellica, e fino alla ‘conquista’ italiana del K2 nel 1954 e oltre. Si ripubblica qui parzialmente una sua raccolta (Montagna), datata 1956, di articoli di montagna che erano già usciti su riviste specializzate e di altri scritti di occasione: necrologi, commemorazioni, conferenze, discorsi. Un altro libro di Figari, Alpinismo senza chiodi, uscì nel 1966 poco dopo la sua morte: si tratta anche lì di resoconti di montagna (alcuni dei quali recuperati dal libro precedente), ma nella cornice di un racconto autobiografico (fino al 1915) che fa da filo conduttore. Si ricorda infine che si deve a Figari l’aggiornamento, per la seconda edizione del 1921, della Guida delle Alpi Apuane di Bozano, Questa e Rovereto (1905) già ripubblicata in questa collana.


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